METODOLOGIA OUTDOOR: La formazione esperienziale.

Metodologia Outdoor
Metedologia Outdoor

Metodologia Outdoor: cosa intendiamo per formazione esperienziale?
Prima di definirla, possiamo partire da cosa significhi apprendere e dai cambi di paradigma che la parola ha subito all’interno della formazione.
«Apprendimento», dal latino apprĕndĕre, apprĕhendĕre, letteralmente «prendere», ha indicato, lungo il corso del ‘900, il trasferimento delle conoscenze da parte del docente (colui che sa e che conosce) nei confronti del formando (colui che non sa e non conosce). Questo primo paradigma indicava quindi un ascolto passivo del docente da parte del formando.

L'importanza dell'apprendimento

Il paradigma successivo, attualmente il più diffuso, ribalta la prospettiva: il focus viene incentrato sulla persona che apprende, che diventa così realmente protagonista del proprio processo formativo, e anche il ruolo del docente cambia, trasformandosi in quello di facilitatore dell’apprendimento.

Metodologia Outdoor: personalizzazione del percorso di studio

La conseguenza più diretta è una maggiore personalizzazione dei percorsi di studio, e una metodologia didattica attiva.
Questa maggiore concentrazione sui processi attivi che coinvolgono l’apprendimento ha permesso di estendere l’attenzione sulla formazione che avviene durante tutto il ciclo di vita (life long learning o formazione permanente) e di non soffermarsi, come era successo in precedenza, sulla sola età infantile o sull’adolescenza. Nasce così, nei primi anni ’80, l’andragogia, la formazione adulta.

Da questa, a sua volta, nascono i principi della formazione esperienziale, intesa come progettazione e gestione di un ambiente fisico e di uno spazio mentale in cui le persone possano interagire liberamente e condividere esperienze cognitive, emotive e fisiche, direttamente o analogicamente legate all’apprendimento di conoscenze, capacità e atteggiamenti utili al miglioramento delle prestazioni lavorative. L’apprendimento sul campo (on the job) si rivela infatti più utile per esplorare i meccanismi della formazione adulta e più durevole nel tempo.
Vediamo entrambi i modelli più in dettaglio.

L’andragogia nella Metodologia Outdoor

L’andragogia è un approccio teorico e pratico all’apprendimento e all’educazione degli adulti, che si concentra sui loro bisogni e interessi, introdotto da Malcolm Knowles. Il termine viene dal greco ἀνδp, adulto, e ἀγωγός, condurre, letteralmente “guida degli adulti” e ricalca quello di pedagogia, che vuol dire invece “guida dei bambini”.
Duccio Demetrio lo ha definito come «l’area del sapere che si occupa di studiare l’età adulta coinvolta in processi formativi, che fornisce suggerimenti operativi ai formatori per quanto attiene le modalità e le condizioni più appropriate per modificare, accelerare, promuovere e favorire l’insegnamento e l’apprendimento degli adulti».

L’andragogia svilluppata da Knowles è articolata in sei principi: il concetto di sé, tramite il quale si cerca di rimandare agli adulti che, in quanto tali, sono sempre in grado di gestirsi in maniera autonoma; il bisogno di conoscere, ovvero il tenere conto che gli adulti avvertono l’esigenza di sapere ed apprendere qualcosa che possa loro servire; l’esperienza, la base sulla quale affrontare i nuovi apprendimenti; la disponibilità all’apprendimento e l’orientamento all’apprendimento, secondo i quali l’adulto rivolge attenzione solo a ciò che ritiene fondamentale ed utile per lo svolgimento del proprio lavoro; la motivazione, la leva principale nel decidere di investire in una formazione.

Un esempio concreto di formazione esperienziale: il ciclo di Kolb


Il ciclo di Kolb (experiential learning) rappresenta un’applicazione pratica di modello esperienziale. L’interesse di Kolb consiste nel dare importanza alle esperienze concrete e ai differenti stili di apprendimento, elementi fondamentali e che possono essere presi in considerazione per contrastare la passiva acquisizione di nozioni, concetti e relazioni.
In altre parole, si impara facendo. Il ciclo si articola in più componenti:

  • Esperienza concreta: L’apprendimento si focalizza sul coinvolgimento del soggetto nelle esperienze, sulle sue percezioni e sulle sue reazioni. Di fondamentale rilevanza risultano essere: la dimensione emozionale e gli schemi comportamentali agiti dal soggetto.
  • Osservazione riflessiva: L’apprendimento si focalizza sulla comprensione dei significati attraverso l’osservazione, la descrizione e l’ascolto. È un processo intenzionale di trasformazione dell’esperienza stessa.
  • Concettualizzazione astratta: L’apprendimento si focalizza sulla logica, sulla generalizzazione, sull’analisi dei problemi e sulla riorganizzazione dei modelli concettuali esistenti.
  • Sperimentazione attiva: Le ipotesi discusse vengono trasformate in comportamenti agiti al fine di verificare la validità del percorso euristico che è stato impiantato

A queste va aggiunto il ruolo dell’esperienza pregressa, la cui qualità e quantità costituiscono una base fondamentale dalla quale il formatore deve partire per sviluppare la propria didattica.

Cos’è la metodologia outdoor?

Gli esercizi outdoor possono essere classificati all’interno dei metodi che inducono apprendimento a partire dall’esperienza (experiental learning). Potremmo quindi dire che gli esercizi outdoor sono un’applicazione nel mondo reale dei modelli esperienziali. Essi si avvalgono di strumenti quali le esperienze metaforiche (metaphoric experiental learning), ovvero attività in grado di suscitare una serie di emozioni, potenziando così l’apprendimento attraverso la costruzione di connessioni ed associazioni tra le attività esperienziali e gli obiettivi di formazione (ad es., paura e ansia nell’affrontare una sfida, un compito rischioso o pericoloso; rabbia e frustrazione di non poter chiedere autonomia decisionale; entusiasmo o soddisfazione per il raggiungimento degli obiettivi).

La location, in grado di valorizzare la dimensione reale dell’apprendimento, attribuendo una caratteristica di novità all’attività formativa, e nello stesso tempo di promuovere memorie permanenti delle esperienze di apprendimento, più facili poi in un secondo momento da rievocare nella memoria.

Non si può assolutamente non tener conto, nella gestione dei diversi fattori delle attività outdoor, dello stress, che può scaturire da un uso non ponderato della metafora, che deve essere progettata in modo da generare un rischio immaginario, percepito e anche capace di sfidare attraverso le emozioni negative, ma senza provocare resistenze; come anche della location, che apre a maggiori probabilità di un danno fisico e di discriminazione nell’attività fisica per le persone meno allenate rispetto a quelle allenate.

È essenziale inoltre essere consapevoli delle diverse tipologie di stress e dei suoi diversi effetti sull’apprendimento (eustress, stress positivo à facilita l’apprendimento; distress, stress negativo à destabilizza l’apprendimento).

Struttura degli interventi outdoor.

Gli interventi outdoor si strutturano in:

  • Briefing
  • Playing
  • Debriefing

Briefing

Il briefing serve per inquadrare e spiegare il senso delle attività rispetto agli obiettivi di apprendimento. Vengono comunicati gli obiettivi delle attività, le regole del gioco e della sicurezza e le eventuali informazioni da conoscere prima di intraprendere gli esercizi. Il formatore (trainer) ha il ruolo di fornire le istruzioni delle attività, in modo da renderla chiara e fruibile a tutti i partecipanti.

Playing

Durante la fase di playing i discenti vivono l’esperienza formativa per loro creata. Il formatore avrà il ruolo di facilitatore che, eventualmente assieme ad uno psicologo, assisterà allo svolgimento dell’intervento formativo, per valutare dinamiche emergenti e la sicurezza nello svolgimento delle attività.

Debriefing

Il debriefing è il momento in cui si ripercorre il processo per evidenziarne le dinamiche interpersonali, i momenti critici, gli errori e le inefficienze nel coordinamento dei diversi operatori. In questa fase viene fornito un feedback sull’esperienza vissuta nella sua completezza.

Tipologie di interventi Outdoor


La formazione outdoor può essere progettata ed erogata secondo diverse modalità.
Le Outdoor Small Techniques (OST), consistenti in serie di attività di breve durata, strutturate e con regole definite, realizzabili per la maggior parte anche indoor e non richiedenti l’utilizzo di attrezzature complesse. Esempi famosi sono la ragnatela o la figura cieca.

I campi preimpostati hanno l’obiettivo di stimolare e sviluppare determinati comportamenti organizzativi. A differenza delle OST hanno una durata maggiore, e necessitano di attrezzature complesse e strumentazioni di supporto predisposte in anticipo, che li rende anche maggiormente sfidanti per i discenti.

Outdoor training

Gli outdoor training sono programmi di formazione, professionale o personale, che si articolano in percorsi strutturati di esperienze coinvolgenti, nelle quali le persone sono completamente immerse. Hanno la caratteristica di essere più lunghe e coinvolgenti rispetto alle attività di small techniques o dei campi preimpostati. La durata in media per questo tipo di attività formative varia dai 2 ai 5 giorni con una partecipazione full time.

Metodologia Outdoor: conclusioni

Le strategie di formazione esperienziale, in particolare le metodologie outdoor, costituiscono una via di elezione nella costruzione di una maggior fiducia verso la propria crescita professionale e nei confronti dei propri colleghi, oltre che la migliore possibile in ambito andragogico. Vale dunque la pena investirci, tanto più oggi che, non potendole organizzare come un tempo, rappresentano ancora di più una scommessa verso un futuro nuovamente basato sull’esperienza.

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