RIVOLUZIONE COVID: TRA SMART WORKING E TECNOSTRESS

Panoramica d’insieme: quando lo smart working diventa tecnostress:

Lo smart working, a causa della recente crisi sanitaria che si è espansa a livello mondiale, ha avuto un notevole incremento, e anche chi magari non era interessato a lavorare in questa modalità si è ritrovato costretto, per cause maggiori, ad operare da casa. 
La pandemia di coronavirus ha indotto molte aziende ha riorganizzare il proprio personale tramite smart working. Negli ultimi anni si è molto discusso di questa pratica di lavoro, ma oggi più che mai è emersa la necessità di mettere alla prova le potenzialità del lavoro agile.
L’obiettivo dello smart working è quello di ottenere una maggiore produttività lavorativa e di riuscire a conciliare gli spazi vita-lavoro dei soggetti coinvolti nel lavoro agile.Tuttavia, il pericolo che può insidiarsi dietro al concetto di smart working è che il legame tra responsabilizzazione del lavoratore rispetto agli obiettivi e produttività possa passare soprattutto attraverso un’intensificazione delle condizioni di lavoro, trasformando il lavoro agile nel cosiddetto “working hard”, che andrebbe ad aggravare le condizioni lavorative del dipendente. Infatti, può succedere che si manifestino molte controindicazioni che possono portare il lavoratore ad un aumento di stress e paradossalmente a una diminuzione di produttività.

Il tecnostress e le sue tipologie: 

Il tecnostress è definito come «Uno stato psicologico negativo associato all’uso o alla minaccia d’uso delle nuove tecnologie. Quest’esperienza è legata a sensazioni di ansia, fatica mentale, scetticismo e senso d’inefficacia».
Il lavoratore può essere soggetto a varie forme di tecnostress: il techno-anxiety, che consiste in un conflitto per l’accettazione delle nuove tecnologie, può sfociare in un sentimento di paura, apprensione ed agitazione nel confronto dell’utilizzo dei computer, avendo il timore di commettere errori irreversibili.
Chi risente dell’ansia da computer tende ad evitare fisicamente lo strumento ed i luoghi in cui esso è collocato, mostrando un’eccessiva cautela quando si trova ad interagirvi.
L’ansia da tecnologia può portare al techno-strain, ovvero quando gli utenti segnalano sentimenti di ansia, stanchezza, scetticismo e credenze di inefficacia legate all’uso delle tecnologie.
Un'ulteriore tipologia di stress è il techno-addiction, che consiste nella dipendenza dell’utilizzo delle ICT sul lavoro e nell’incapacità di distogliere la propria attenzione dallo strumento tecnologico, definita anche come inability to switch off (ITSO).
Questa tipologia di stress è connessa al “workaholism”, termine che indica la tendenza a lavorare eccessivamente ed in maniera compulsiva a fronte di elevate richieste lavorative e scarse risorse personali.
Il techno-addiction può portare al Techno-dependence, ovvero un sentimento di disagio, da parte degli utenti, scaturito a causa di un uso eccessivo, compulsivo di queste tecnologie.

Ma quali sono le cause che scatenano il tecnostress?

Le cause possono essere molteplici, ma tra quelle più comuni troviamo il techno-overload, che consiste in un sovraccarico informativo; il techno-invasion, ossia un’eccessiva intrusione della tecnologia;
il techno-complexity, ovvero percepire la tecnologia come qualcosa di troppo complesso da capire;
il techno-insecurity, che corrisponde all’insicurezza sul proprio posto di lavoro; e infine il techno-uncertainty, che coincide con un sentimento d'incertezza ed esitazione di utilizzo.
Tuttavia, ogni persona è diversa dall’altra, e lo stress da tecnologia può colpire in modo più o meno invasivo a seconda del soggetto.
La domanda che può sorgere è quindi se esistano dei fattori individuali che generano tecnostress.
Ebbene sì, lo stress può essere più o meno presente a seconda dell’età, del genere, dell’anzianità organizzativa, dello stato civile e, ultimo ma non meno importante, della consapevolezza tecnologica.
Quali sono i possibili effetti del tecnostress?
Le conseguenze che possono scaturire dallo stress tecnologico si traducono in difficoltà decisionale; in assenteismo; in una scarsa produttività e in difficoltà relazionali; in disturbi del sonno; in sentimenti di frustrazione, irritabilità; e in un calo dell’attenzione.

Alla luce di ciò, quali misure preventive si possono adottare per evitare e per prevenire il tecnostress?

Innanzitutto, è bene specificare che sia l’azienda che i lavoratori stessi possono adottare azioni di prevenzione al tecnostress.
Più in specifico, l’impresa può individuare le categorie maggiormente a rischio; svolgere una valutazione periodica del rischio da tecnostress; implementare delle misure di miglioramento; adottare una buona gestione della comunicazione, informando i lavoratori in merito ai cambiamenti, ai benefici ed alle opportunità che accompagnano l’introduzione delle nuove ICT; creare convenzioni con strutture o professionisti della salute; prevedere dei programmi di rilassamento mentale e fisico in azienda  (yoga, meditazione, sport, etc.); creare aree break adeguate… e queste sono solo alcune possibili soluzioni.

Da parte sua, il lavoratore per prevenire il tecnostress può:

  • Disattivare le notifiche quando non lavora;
  • Aumentare le proprie conoscenze digitali, diventando fruitore consapevole; 
  • Monitorare e gestire il proprio tempo, darsi un tempo limite per non essere sempre connessi;
  • Adottare piccole pause a cui abbinare esercizi per rilassare la muscolatura;
  • Sviluppare l’abilità di concentrarsi su un compito alla volta ponendo attenzione nei confronti dell’attività che si sta svolgendo nell’immediato;
  • Sviluppare la capacità di non farsi sopraffare dalla velocità dei processi comunicativi;
  • Imparare a gestire le priorità;
  • Imparare ad utilizzare i canali di comunicazione adatti per ogni attività/ contesto lavorativo;
  • Mantenere relazioni fisiche e non solo amicizie virtuali;
  • Avere hobby non tecnologici: pittura, giardinaggio, artigianato…
  • Seguire un’alimentazione sana;
  • Esercizio fisico.

In conclusione:

Il mondo del lavoro, come si può ben notare, è molto cambiato rispetto ad un tempo. Oggi, si sta sempre più delineando l’idea di fondo che la tecnologia sia fondamentale e necessaria per lo sviluppo produttivo e industriale. Questo senza dubbio porta ad un grande avanzamento economico, sociale… Tuttavia, bisogna essere consapevoli che la tecnologia se utilizzata troppa o nel modo non corretto può portare ad un aumento di stress. In base a quanto detto, il tecnostress è una grave minaccia per i lavoratori perché porta ad una riduzione delle prestazioni e perché soprattutto è nocivo per la salute.
Esistono delle buone prassi per valutare il tecnostress e riuscire a risolvere il problema; ad esempio i parametri che aiutano a definire l’entità del rischio tecnostress sono il tempo trascorso per gestire le informazioni digitali, la quantità di carico informativo e i sintomi che segnalano una marcata tendenza allo scivolamento nella sindrome.

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