Il Tecnostress

Il concetto di tecnostress è stato coniato già nel 1984 da Craig Brod, per indicare “lo stress indotto dall'utilizzo di nuove tecnologie soprattutto informatiche”. Può essere però anche considerato come quella conseguenza negativa che va ad incidere sulle attitudini, i pensieri, i comportamenti e la psiche, causata direttamente o indirettamente dall’uso della tecnologia. Utilizzando termini più tecnici: si tratta di una vera e propria sindrome da stress causata dall'utilizzo delle Information and Communication Technologies, soprattutto quando utilizzate in modo eccessivo, smodato e disfunzionale. Questo fenomeno può avere un impatto significativo sia sulla vita sociale dell'individuo che su quella lavorativa. Il tecnostress solo nel 2007 è stato riconosciuto come vera e propria malattia professionale. 

Quali sono i fattori determinanti?

Volendo indicare le principali cause si può dire che il tecnostress è correlato:

  1. Alla gestione di un numero ingente di informazioni,
  2. Ad un uso eccessivo degli apparecchi,
  3. Ad una fretta nell'esecuzione delle operazioni.

Sicuramente questi elementi hanno subito un’impennata con l’avvento delle nuove modalità di lavoro telematiche e di smart working, che fanno della tecnologia lo strumento fondante. 

Quali sono i principali indicatori, quindi le conseguenze di tale fenomeno?

I sintomi che si possono manifestare in relazione al fenomeno del tecnostress sono differenti, che possono poi, cronicizzandosi, sfociare in diverse patologie e disturbi.

  • Livello soggettivo: apatia, noia, frustrazione, senso di colpa, irritabilità, tristezza, depressione, attacchi di panico, euforia, ansia, spossatezza.
  • Livello comportamentale: disfunzioni del comportamento alimentare, utilizzo di alcol e droghe, eccitabilità, irrequietezza, difficoltà di parola, attacchi di rabbia, calo del desiderio, insofferenza verso le altre persone, aggressività, anche passività, tendenza all'isolamento, incapacità di agire.
  • Livello cognitivo: difficoltà nello svolgere i compiti, disfunzioni decisionali, deficit dell'attenzione e della concentrazione, riduzione e perdita dell'efficacia, difficoltà a lavorare in team, lievi amnesie, calo del funzionamento intellettuale, aumento di sensibilità alle critiche, distorsioni e fraintendimenti di situazioni.
  • Livello fisiologico: ipertensione, disturbi cardiocircolatori, emicrania, sudorazione eccessiva, secchezza della bocca, difficoltà respiratorie, vertigini, mal di testa, formicolio degli arti, mal di schiena e al torace, disturbi del sonno, stanchezza cronica, affaticamento mentale e disturbi gastrointestinali.

Anche l’organizzazione ne risente, a suo modo, soprattutto registrando un aumento dell’assenteismo, scarsa produttività, alto tasso di incidenti, antagonismo sul posto di lavoro, insoddisfazione, ritardo e malfunzionamento nei processi produttivi, organizzativi e gestionali. 

Come avviene la valutazione del tecnostress?

Essendo riconosciuta come una malattia professionale, il D.Lgs 81/08 obbliga le aziende ad una valutazione dei rischi, analoga a quella prevista per lo stress lavoro-correlato. Ciò che solitamente si va a valutare e considerare è: 

  • La domanda, ovvero il carico di lavoro da svolgere attraverso le tecnologie.
  • L'automazione del lavoro, che può comportare una perdita di controllo e potere sui processi lavorativi con conseguente spersonalizzazione e aumento dell'isolamento.
  • Il supporto del management. Infatti i superiori potrebbero ridurre i livelli di tecnostress, favorendo l’utilizzo delle tecnologie digitali.
  • Il supporto dei colleghi, che può provenire anche proprio dall’uso dei sistemi di comunicazione.
  • Il ruolo svolto dal lavoratore. Va considerato che le modalità lavorative di multi-tasking derivate dall'utilizzo delle ICT, portano al dilatamento dei confini del "ruolo" del lavoratore. Inoltre, possono portare spesso alla sovrapposizione di compiti, responsabilità e aspettative che spesso provocano un aumento dello stress e delle difficoltà di gestione del lavoratore stesso.
  • Nuovi rischi, bisognerà quindi far "evolvere" il lavoro e i lavoratori in modo da garantire un confronto agevole con la tecnologia. 

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