Coronavirus e libera professione: uno sguardo sulla professione psicologica

Il fenomeno pandemico globale causato dal virus covid-19, oltre a colpire la vita degli individui sulla salute fisica, ne sta mettendo a dura prova anche la dimensione psicologica e professionale. In particolare, interi settori occupazionali e la loro tradizionale concezione del lavoro stanno subendo una rivoluzione forzata, per rispondere alle sfide professionali imposte dalla pandemia (e che potrebbero risultare indelebili). In questo contesto anche la figura professionale dello psicologo, già una tra le più penalizzate a livello lavorativo, ha la personale sfida di comprendere come reinterpretare il futuro, e considerare eventuali nuove opportunità.

La situazione e mondo del lavoro

L’OIL, Organizzazione Internazionale del Lavoro, afferma come le misure di quarantena internazionale abbiano reso impraticabili gli incontri tra persone e la loro presenza fisica nei luoghi, riducendo scambi commerciali e servizi, con ricadute dirette sul mondo del lavoro. In Italia, il tasso di disoccupazione è crollato del 40%, con un calo del PIL previsto pari al 9% e 6% che colpisce interi settori, come la ristorazione, il turismo, il commercio al dettaglio. Sono in crescita, invece, settori come quello delle telecomunicazioni, sanitario, degli alimentari. I liberi professionisti registrano una deflessione in tutti i settori, sia in termini di lavoro che di occupabilità, in quanto poco tutelati e lasciati soli ad affrontare le dinamiche del libero mercato. Una prima soluzione a tutto ciò è quella della digitalizzazione, ovvero usare ogni espediente tecnologico/digitale per continuare a lavorare, dando vita a fenomeni quali lo smart working (ovvero lavorare in qualsiasi luogo on-line) e il telelavoro (ovvero lavorare telematicamente, con vincoli legali circa il luogo adottato). Anche se tali metodi non possono certamente annullare i dati illustrati, come fonti autorevoli affermano, tra i quali il padre dell’informatica di massa Bill Gates e Mario Mamertino, senior economist presso Linkedin, questi cambiamenti porteranno ad una mutazione permanente del concetto lavoro, con una forte rivalutazione positiva delle soluzioni digitali. E gli psicologi? Come si possono interfacciare con un contesto di questo tipo?

Psicologi e mondo digitale

Il vantaggio della fruizione digitale dei servizi psicologici è stato sempre più riconosciuto negli ultimi anni, anche grazie al diffondersi pervasivo di internet e smartphone. L’uso di questi strumenti infatti, abbatte i costi di tempo e distanza per il cliente, e di relativi costi di uno studio psicologico per i professionisti. Inoltre, grazie al superamento dei vincoli fisici, il bacino d’utenza non ha più confini strettamente territoriali, offrendo anche una potenziale soluzione all’alta competitività tra colleghi (in Italia è disponibile uno psicologo per ogni 512 persone). Ovviamente, da parte del professionista deve esserci la piena padronanza delle tecnologie e dell’innovativa erogazione dei servizi, la quale potrebbe ricevere un impulso proprio dalle necessità dettate dalla pandemia. Di seguito alcuni esempi.

Possibili opportunità

Supporto psicologico verso professionisti e persone
È noto come da molti mesi lavoratori, soprattutto operatori sanitari, siano sottoposti a una fonte di situazioni stressanti inedite. Sapersi adattare in poco tempo a nuovi metodi di lavoro, convivere con la paura del futuro lavorativo, possono diventare esperienze penose per le persone. La comunità scientifica ha confermato come il settore sanitario sia quello più colpito da fattori di rischio da stress legati a: organizzazione lavorativa, esperienza diretta di situazioni estreme, timore di ammalarsi e di subire un trauma fisiologico oltre che isolamento sociale. È proprio davanti a queste problematiche che potrebbe entrare in scena lo psicologo: la priorità dell’ente pubblico e privato nel focalizzare le proprie risorse su obiettivi prioritari, porta a sottovalutare i rischi descritti, che potrebbero essere oggetto di intervento da parte di un libero professionista, in quanto non dipendente da enti, utilizzando proprio nuovi strumenti tecnologici.

Formazione sull’uso di mezzi tecnologici

La necessità di non fermare del tutto il mercato produttivo e l’umano bisogno reagire nei momenti di pericolo, sta portando aziende e professionisti a adottare nuove pratiche, come le succitate telelavoro e smart working, che trovano però gli stessi protagonisti di queste scelte impreparati sulla loro applicazione. Un team leader può sentirsi disorientato nella gestione della sua squadra attraverso la sola webcam e/o strumenti di messaggistica, non capendo come divenire un e-leader. Difficoltà nella gestione di attività in team possono minare l’efficacia del lavoro e la sua gestione temporale. Lo psicologo del lavoro potrebbe in questo caso tornare utile: una formazione telematica personalizzata sui bisogni del cliente potrebbe aprire nuovi sviluppi e vantaggi per la propria professione.

Conclusione

Alla luce di quanto compreso, si evince come il futuro sia un indecifrabile mosaico di possibilità per tutti. Sta ad ognuno di noi, compresi i professionisti psicologi, impegnarsi nel saper cogliere opportunità dalla situazione agendo con resilienza, rivalutando opzioni apparentemente rischiose (es. la libera professione) in impegnative opportunità.

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