Discriminazione di genere sul luogo di lavoro

L’importanza di un fenomeno in costante crescita

Quando si parla di discriminazione di genere, s’intende una condizione nella quale si verifica un trattamento ingiusto o diverso sulla base del sesso di una persona. Si tratta di un fenomeno dilagante e in costante crescita. In modo particolare, oggi l’attenzione a questo tema si rivolge soprattutto all’interno dei contesti organizzativi.

La discriminazione di genere nei contesti organizzativi: la Direttiva del 2002

Sul luogo di lavoro, le donne vivono costantemente situazioni in cui una disposizione, un criterio, un atto, producono un trattamento a loro meno favorevole rispetto a quello di un’altra lavoratrice o di un altro lavoratore in situazione analoga.

In proposito, la Direttiva del 2002 relativa all’attuazione del principio della parità di trattamento tra gli uomini e le donne definisce il concetto di discriminazione diretta. A differenza della discriminazione indiretta, la discriminazione di genere diretta è decisamente più esplicita.

La discriminazione indiretta, infatti, si basa sull’attuazione di disposizioni o prassi apparentemente neutre che possono mettere in situazioni di particolare svantaggio le persone di un determinato sesso.

Mobbing e molestie

La discriminazione di genere si lega spesso ad altri due “malanni” nelle organizzazioni e nei contesti lavorativi: le molestie e il Mobbing. 

Le molestie consistono in situazioni nelle quali si verificano comportamenti indesiderati (connessi al sesso di una persona), allo scopo di violare la dignità della persona e creare un clima intimidatorio e ostile.

Nel caso del Mobbing, invece, si fa riferimento a un comportamento prolungato e ostile, messo in atto da un superiore per prevaricare, mortificare e/o emarginare un lavoratore.

Legislazione in materia di discriminazione di genere

Inizialmente, la lavoratrice donna era legislativamente tutelata solo in occasione della maternità e del matrimonio. Nel corso degli anni, il tema della parità di genere è diventato sempre più importante. Proprio per questo motivo, nel 1977 è stato riconosciuto il principio della “Parità di trattamento tra uomini e donne in materia di lavoro”. Questo ha sensibilmente aumentato l’attenzione sul tema e la protezione della posizione della donna nei contesti di lavoro, e non solo. Nonostante ciò il fenomeno è ancora presente e sempre più dilagante. 

Come si manifesta la discriminazione di genere nei contesti di lavoro

In ambito lavorativo, la discriminazione di genere si manifesta sotto tre aspetti: tasso di occupazione, differenziale salariale, ridotta mobilità professionale. Ciascuna di queste questioni merita di essere citata.

Il tasso di occupazione

Quando si parla di disuguaglianza di genere nel mercato del lavoro, il tasso di occupazione è una misura fondamentale. I dati più recenti attestano uno scenario a dir poco preoccupante. A livello europeo, l’occupazione femminile (67,3%) è nettamente inferiore a quella maschile (79%).

Questo risultato può essere ricondotto a due fattori. In primo luogo, infatti, bisogna considerare il contesto socioculturale secondo cui la donna deve occuparsi della gestione della casa e della cura dei figli. Il secondo fattore, dunque, è rappresentato dalle politiche per la famiglia, attualmente poco efficaci. 

Il differenziale salariale

Una seconda misura della disuguaglianza di genere è il differenziale salariale, ovvero il divario retributivo tra uomini e donne.  Esso viene misurato dall’Unadjusted Gender Pay Gap che mette in luce la differenza fra le retribuzioni lorde orarie degli uomini e delle donne. Nel 2018, i dati sull’Unione Europea hanno mostrato che il salario medio orario delle donne è significativamente più basso di quello degli uomini. La differenza, infatti, è pari al 14,8%.

La ridotta mobilità professionale

La terza variabile da considerare rispetto alla discriminazione di genere è inerente alla ridotta mobilità professionale. Con questo termine si fa riferimento al fatto che le donne hanno una minor probabilità di essere promosse rispetto agli uomini. Molta della letteratura sostiene che il fenomeno si verifica soprattutto quando il datore di lavoro si lascia condizionare da una caratteristica del lavoratore. Quindi, non considerando più la vera produttività del lavoratore, il datore di lavoro si concentra su loro caratteristica personali, quali il sesso. In questo senso, quindi, essere donna è un attributo ben più importante della produttività della lavoratrice stessa.

Un esempio particolarmente lampante di discriminazione di genere in questo terzo ambito si manifesta solitamente in quelle condizioni in cui il datore di lavoro favorisce la candidatura di un uomo rispetto a quella di una donna ugualmente qualificata. Questo solo perché la donna ha maggiore probabilità, rispetto a un uomo, di assentarsi per lungo tempo dal lavoro a causa della gravidanza, per esempio. L’obiettivo del datore di lavoro sarebbe invece finalizzare un’assunzione più “sicura” dal punto di vista del dipendente.

Soffitto di vetro e precipizio di cristallo

In psicologia sociale, una branca della disciplina molto prolifica dalla metà del secolo scorso, si parla spesso di discriminazione di genere, anche all’interno della sfera del lavoro e delle organizzazioni. Nel corso del tempo, per parlare dell’argomento si è fatto riferimento alle espressioni “soffitto di vetro” e “precipizio di cristallo”. 

Con “soffitto di vetro” si fa riferimento a un fenomeno che impedisce alle donne di raggiungere ruoli più remunerativi o al vertice della gerarchia nei loro contesti lavorativi. Alla base di questo fenomeno c’è la convinzione che le donne sono meno capaci o meno disposte a “salire la scala del lavoro”.

“Precipizio di cristallo”, invece, descrive quella situazione nella quale i ruoli di leadership vengono dati a donne, ma solamente quando i task da portare a termine sono a elevato rischio di insuccesso. In questo modo è attribuibile alla donna, e non all’uomo, il fallimento nella realizzazione di questo task. Così facendo, il risultato non è altro che un rafforzamento degli stereotipi di genere, delle donne come meno competenti degli uomini.

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