Formazione Specifica Rischio Alto

Formazione specifica rischio

Formazione specifica rischio alto: la malattia professionale viene definita dall’INAIL (Istituto Nazionale Assicurazione Infortuni sul Lavoro) come “una patologia la cui causa agisce lentamente e progressivamente sull’organismo (causa diluita e non causa violenta e concentrata nel tempo) […] a causa delle lavorazioni rischiose […] deve esistere un rapporto causale, o concausale, diretto tra il rischio professionale e la malattia”, per distinguerla dall’infortunio sul lavoro, che si verifica invece in modo immediato e che produce un effetto istantaneo sulla salute del lavoratore (causa violenta e non diluita nel tempo).

Formazione specifica rischio alto: quali sono i livelli di rischio?

Non tutti i rischi sono inoltre classificati allo stesso modo riguardo alla loro gravità, così che esistono diversi livelli di rischio, suddivisi in basso, medio e alto.  

Ma quali sono i criteri specifici che definiscono i livelli di rischio? E, più nello specifico, quali sono le tipologie di rischio alto e quali accorgimenti possiamo avere per evitare un danno anche molto serio alla nostra salute? È con queste distinzioni e con queste domande in mente che si è tenuto il corso di Formazione Specifica Rischio alto in termini di sicurezza dei lavoratori, tenuto dalla Psicologa del Lavoro Gaia Tacconi, collaboratrice ormai di lungo corso di EvoForm Consulting, erogato a 5 lavoratori presso una nota Azienda operante nel Settore Chimico.

Introduzione alla formazione specifica rischio alto

Per introdurre il tema generale si è parlato, come tappa obbligata, del D.Lgs. 81/08 in materia di sicurezza sul lavoro, che istituisce l’obbligo di valutazione dei rischi nei contesti di lavoro per il titolare dell’impresa, e disciplina la figura del Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione (RSPP), deputato al Servizio di Prevenzione e Protezione (SPP).

Dispositivi di protezione individuale

Nello stesso Decreto vengono regolamentati gli obblighi rispetto all’uso dei Dispositivi di protezione individuale (DPI), ovvero le attrezzature (ad es., caschi, visiere, guanti, tappi per le orecchie) indossate dai lavoratori allo scopo di proteggerli contro i rischi alla propria sicurezza e salute durante lo svolgimento del lavoro, sul presupposto che le responsabilità verso la propria salute e sicurezza non debbano ricadere soltanto sul titolare, ma anche sui lavoratori stessi.

Valutazione del rischio a carico del datore di lavoro

Concludendo questa prima infarinatura generale, la Dott.ssa Tacconi ha esposto il concetto fondamentale di valutazione del rischio, a carico del datore di lavoro affiancato dal RSPP e da un medico competente, e divisa in cinque fasi:

1) individuazione e registrazione dei pericoli;
2) valutazione dei pericoli per determinare il livello di rischio;
3) individuazione delle misure di prevenzione e protezione;
4) attuazione delle misure;
5) monitoraggio e revisione.

Riflettendo appieno l’approccio dal taglio psicologico che da sempre contraddistingue EvoForm Consulting, si è messo particolarmente in risalto il Fattore Umano nella valutazione del rischio, cioè la considerazione di quegli aspetti di rischio insiti nell’errore umano (es., sottovalutazione del rischio, affaticamento, distrazione).

Rischio Alto: valutazione e calcolo

La classificazione dei livelli di rischio è determinata dai criteri del codice ATECO, una classificazione alfa-numerica delle attività economiche sviluppata dall’Istat.

Si noti che, in base a questa classificazione, sono le aziende a essere categorizzate a rischio basso, medio e alto a seconda della macroarea in cui operano (es., commercio all’ingrosso, agricoltura, industria chimica, a cui corrispondono rispettivamente i tre livelli di rischio in ordine crescente).

L’Azienda dei partecipanti, appartenente al Settore Chimico, rientra quindi nel Rischio Alto. D’altra parte, la classe di rischio può essere determinata più nello specifico dal calcolo della Probabilità (P) che un pericolo crei un danno per la gravità del Danno stesso (D). Il Rischio (R) è tanto più grande quanto più è alta la probabilità di un incidente e tanto maggiore è l’entità del danno (R = P x D).

La Dott.ssa Tacconi ha chiesto ai partecipanti quali potessero essere degli esempi concreti di rischio alto, sollecitandoli a prendere spunto dal loro lavoro. In gruppo si sono così cominciate a delineare le tipologie di rischio alto, prendendo in esame in primo luogo il Rischio incendio, il Rischio da esposizione al rumore e alle vibrazioni e il Rischio chimico.

Formazione specifica rischio alto: Rischio Incendio

Il rischio incendio si distingue dal pericolo, in quanto con “pericolo” si intende la proprietà intrinseca di determinai materiali o processi lavorativi di causare potenzialmente un incendio, mentre il rischio incendio, come abbiamo già visto nel calcolo del rischio, si riferisce alla probabilità che si verifichi un incendio e ai danni potenziali di tale incendio su persone e/o attrezzature.

Anche il rischio incendio si può calcolare, in modo da prevenirlo, conoscendo i tre elementi necessari alla combustione, che costituiscono il triangolo del fuoco. Essi sono:

  • Innesco: la sorgente di calore del sistema (es., un fiammifero, una scintilla, un accendino).
  • Combustibile: qualsiasi sostanza capace di infiammarsi, sia organica che inorganica (es. carta, gas, benzina).
  • Comburente: l’ossigeno nell’aria che respiriamo.

Conoscendo il triangolo del fuoco, si può ottenere lo spegnimento dell’incendio in tre modi:

  • Raffreddamento: sottrazione del calore fino a ottenere una temperatura inferiore a quella necessaria al mantenimento della combustione.
  • Esaurimento del combustibile: allontanamento o separazione della sostanza combustibile dal focolaio dell'incendio.
  •  Soffocamento: separazione del comburente dal combustibile o riduzione della concentrazione del comburente nell’aria.

Piano di evacuazione

A questo punto ci si è concentrati sulle applicazioni pratiche rispetto alle misure di prevenzione delle emergenze, dal piano di evacuazione alle figure di riferimento della squadra antincendio (interna all’azienda) e dei vigili del fuoco, fino ad arrivare alle tipologie di estintori che si possono utilizzare in caso di incendio (essenzialmente a polvere o a schiuma), insieme alle informazioni concrete riguardo al loro peso e alla durata di erogazione (più aumenta il peso, più aumenta la durata di erogazione, che è nell’ordine dei secondi).

Rischio esposizione al rumore e vibrazioni

Anche il rischio all’udito è un rischio molto serio nelle fasce di lavoro a rischio alto. Esso è classificato come “malattia professionale” in quanto è indotto a seguito di una ripetuta esposizione nel tempo al rumore e al suono. Essendo entrambi onde, ciò che produce il danno, ad eccezione dell’ipoacusia dovuta a rumori di elevata intensità, sono le vibrazioni, soprattutto al livello degli organi interni.

La Dott.ssa Tacconi ha suddiviso i partecipanti in due gruppi e ha chiesto loro di indovinare quali potessero essere questi organi interni, assegnando un punteggio per ogni risposta corretta, cercando inoltre di disegnarli su una lavagna interattiva.

Dopo un confronto sulle risposte, alcune delle quali molto fantasiose, sono stati identificati tre organi più soggetti di altri ai danni a lungo termine delle vibrazioni: cuore, stomaco e reni, questi ultimi in particolare nello stupore generale.

Le vibrazioni interferiscono infatti con il normale battito cardiaco, provocando una sua accelerazione o decelerazione; possono squilibrare la produzione dei succhi gastrici (si pensi al brontolio dello stomaco quando si ha fame, provocato dai succhi gastrici in eccesso; in caso di continua esposizione a vibrazioni il brontolio viene indotto); possono indurre alla formazione di calcoli renali. Si è poi parlato dei DPI appropriati in base alle situazioni, i tappi auricolari, gli archetti e le cuffie, tutti regolarmente utilizzati dai partecipanti, che in più sono venuti a conoscenza della differenza nell’uso dei DPI in zona verde (uso dei DPI non necessario), gialla (uso dei DPI raccomandato ma non obbligatorio) e rossa (uso obbligatorio dei DPI), basata sul livello di esposizione al rumore, espresso in decibel (dB).

Rischio chimico

Il rischio chimico si riferisce all’esposizione ad una determinata quantità di sostanza chimica alla quale il lavoratore è esposto e al periodo stesso di esposizione.

Ci sono sostanzialmente tre vie di penetrazione nell’organismo delle sostanze chimiche: il contatto cutaneo, che avviene non solo per contatto diretto, ma anche attraverso l’esposizione della cute ai vapori della sostanza; per inalazione, quando la sostanza chimica si manifesta sotto forma di gas, fumi, vapori e polveri o aerosol; per ingestione, causata non solamente da incidenti ma anche come conseguenza di un’etichettatura scorretta dei prodotti chimici (es. la trielina, dall’aspetto simile all’acqua, scambiata appunto per acqua senza adeguata etichetta).

La Dott.ssa Tacconi, riprendendo la divisione in gruppi e partendo dai punteggi ottenuti in precedenza, ha richiesto ai partecipanti di individuare e riconoscere il maggior numero possibile di pericoli chimici dalla segnaletica vigente, ottenendo con buona approssimazione le risposte corrette da entrambi i gruppi di partecipanti, confermando l’attenzione della loro Azienda nei confronti della sicurezza dei propri dipendenti.

Rischio da movimentazione manuale dei carichi

A conclusione della giornata di Formazione, sono state trattate due tipologie di rischio spesso sottovalutate dai lavoratori stessi nel Rischio Alto, il Rischio da movimentazione manuale dei carichi e lo Stress lavoro-correlato.

Il rischio da movimentazione manuale dei carichi sottintende qualsiasi tipo di attività che comporti operazioni di sollevamento di un peso, inclusi il trascinamento, la spinta, il deposito e le altre azioni a carico dei muscoli e della colonna vertebrale che il carico comporta, ripetuta in maniera continua e ripetuta durante il turno di lavoro. In particolare, la movimentazione di carichi di peso superiore ai 3 kg può comportare il rischio di patologie da sovraccarico biomeccanico, cioè la “ripetuta sollecitazione meccanica dei differenti distretti della colonna vertebrale”, frequentemente a carico della zona lombare.

Ciò malgrado la normativa in vigore indichi come valori di riferimento da non superare i 25 kg per un uomo adulto e i 20 kg per una donna adulta. La Dott.ssa Tacconi sottolineato l’importanza dei movimenti corretti durante la movimentazione di un carico nel prevenire e limitare i possibili danni alla propria salute. In quest’ottica, ha posto i lavoratori nell’ottica di un’esercitazione in cui dovevano, uno alla volta, simulare concretamente il sollevamento e il trascinamento di un carico come lo avrebbero svolto durante il turno, suscitando la loro divertita partecipazione.

I lavoratori hanno così potuto testare tra loro quali potessero essere i movimenti scorretti e come correggerli. La Dott.ssa Tacconi ha poi sollevato la questione del peso percepito dalla nostra colonna vertebrale quando effettuiamo un movimento scorretto. Tenendo conto di un carico di 50 kg, ha infatti fatto presente il dato secondo il quale un movimento corretto fa percepire alla colonna vertebrale il carico come due volte il suo peso (150 kg), mentre un movimento scorretto fa percepire il carico del valore incredibile di 750 kg.

Stress lavoro-correlato

Infine, sono state passate in rassegna, dopo una discussione più generale con i partecipanti, le le due forme di stress che costituiscono i possibili esiti della risposta a un evento che richiede una performance da parte del soggetto, vale a dire l’Eustress, o stress positivo, e il Distress, lo stress negativo. La Dott.ssa Tacconi ha precisato che il Distress è osservabile e verificabile, definendolo come presenza di uno o più sintomi non dipesi da fattori genetici e contestuali che perdurano nel tempo.

Conclusioni sulla Formazione specifica rischio alto

In un clima amichevole e di saluti, i partecipanti hanno concluso la Formazione ampliando il proprio bagaglio non solo di nuovi costrutti teorici ma anche di aspetti pratici utili al loro lavoro.

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