Generazione Z: che cosa si aspetta l’azienda?

di Giulia Casiraghi

La generazione Z, di cui io stessa faccio parte, è piena di contraddizioni, sotto ogni punto di vista. Si nutre di valori diversi, proviene da educazioni diverse, ha posizioni politiche diverse. Eppure una cosa comune c’è, senza ombra di dubbio: la generazione Z non ha le stesse aspettative delle precedenti. Il guadagno non è il suo unico interesse: prima di tutto, vorrebbe realizzarsi. Sorge allora un dubbio: davvero le aziende sanno chi è la generazione Z e cosa vuole?

Dopo esserci chiesti che cosa ricerchiamo noi dall’azienda, abbiamo provato a vestire i panni dell’azienda stessa per capire che cosa essa ricerca dalla generazione Z. Per rispondere a questa domanda, ho intervistato un campione di sette giovani, quattro ragazze e tre ragazzi, di età compresa tra i 23 e i 26 anni. Il questionario constava di sei domande che chiedevano al campione di immedesimarsi nell’azienda che sta studiando la generazione Z, prossima ad affacciarsi al mondo del lavoro. L’articolo che segue è il frutto della rielaborazione, talvolta anche testuale citazione, delle risposte fornitemi dagli intervistati.

Quale considerazione ha l’azienda della generazione Z?

La generazione Z è rinomata per essere nata e cresciuta nell’era digitale. Per questo motivo, le aspettative dell’azienda sulle nuove generazioni potrebbero essere legate a qualità quali intraprendenza, velocità, rapidità di pensiero e capacità di adattamento costante al cambiamento. Determinazione e voglia di emergere, poi, sono altre due qualità che l’azienda potrebbe prendere in considerazione.

In quanto generazione Z, ci auguriamo che le aziende ci vedano come persone cui attribuire un forte senso di speranza. Siamo altamente formati, siamo nati con Internet e conosciamo i social media: chi meglio di noi può comprendere e valorizzare le dinamiche dell’evoluzione tecnologica?

Al tempo stesso, però, le aziende potrebbero forse temere che non siamo sufficientemente maturi, addirittura troppo frivoli. Che abbiamo idee vaghe per la testa, che non conosciamo il mondo e tendiamo ad annoiarci facilmente. Probabilmente hanno ragione, ma forse non è solo colpa nostra. Magari è il sistema educativo di oggi a non essere all’altezza delle esigenze del futuro?

Quali potrebbero essere le aspettative dell’azienda sulla generazione Z?

La risposta a questa domanda dipende certamente da chi sta facendo tale riflessione. Se è vero che un’azienda giovane potrebbe essere più disposta ad assumere menti altrettanto giovani, è anche vero che, all’opposto, un’azienda più matura potrebbe indirizzarsi verso persone con più esperienza. Al di là di questo, però, ci sembra che al momento le aziende abbiano visioni contrastanti sulla generazione Z.

Alcune aziende – per fortuna sempre in aumento – si sono rese conto di quanto i giovani siano indispensabili per la propria crescita. Tanto è vero che apprezzano il valore e il contributo innovativo che la generazione Z può dare alla realtà aziendale. Molte altre, invece, sembrano irremovibili nel considerare i giovani come svogliati e indegni di fiducia. Ecco che queste seconde aziende si aspettano forse giovani pronti a fare sacrifici e rinunce. Si aspettano una generazione che dia prova della più totale abnegazione al lavoro, per avere come ricompensa l’emancipazione.

Queste, però, sono caratteristiche che appartengono a generazioni precedenti alla nostra. A noi della generazione Z, invece, piacerebbe trovare il giusto posto nel mondo, essere soddisfatti del lavoro che facciamo e avere tempo libero per coltivare i nostri interessi.

Quali caratteristiche dovrebbe avere la generazione Z per essere la candidata ideale per l’azienda?

Lo si è detto: la generazione Z è pronta, se non lo ha già fatto, a fare il suo ingresso nel mondo del lavoro. Ci siamo chiesti, perciò, quali caratteristiche ricerca l’azienda nella generazione Z in vista di una futura assunzione.

Ci è sembrato, prima di tutto, che competenza, professionalità, diligenza e affidabilità siano le qualità primarie del candidato ideale. Inoltre, l’azienda potrebbe volere personale creativo, curioso, affamato di conoscenza. Qualcuno, insomma, che abbia voglia di crescere, di confrontarsi, e che sia intraprendente e indipendente. Il candidato ideale della generazione Z, quindi, dovrebbe essere motivato, votato al miglioramento continuo di sé, al superamento dei propri limiti e con una grande voglia di mettersi in gioco. L’azienda, inoltre, cercherebbe giovani responsabili, onesti e soprattutto fedeli all’azienda.

D’altra parte, però, pensiamo che l’azienda richieda alla generazione Z di saper rispettare le regole e stare al proprio posto. I candidati, pertanto, dovrebbero essere disposti a scendere a compromessi, essere disponibili, flessibili, laboriosi,pronti al sacrifico. In sintesi, dovrebbero mettere il lavoro al primo posto e dimostrare le loro qualità non solo a parole, ma anche con i fatti.

Da ultimo, pensiamo che l’azienda ci voglia competitivi, tenaci e resistenti, in grado di gestire lo stress e con una spiccata capacità di problem solving. Insomma, pensiamo voglia da noi generazione Z la capacità di lavorare in squadra ma anche in autonomia. Da un lato, infatti, sono richiesti, se non incoraggiati, la cooperazione e il lavoro in team. Dall’altro, invece, ci troviamo spesso di fronte a contesti fortemente competitivi e individualistici. Questo, tuttavia, ci sembra un paradosso. Come possiamo coniugare cooperazione e competizione?

Quali valori, secondo l’azienda, dovrebbero muovere le scelte della generazione Z?

La generazione Z è piena di contraddizioni, è vero. Tali contraddizioni si riflettono nella percezione che l’azienda ha di noi e dei nostri valori. Infatti, siamo convinti che secondo l’azienda le nostre scelte siano mosse tanto da valori egoistici quanto da valori altruistici.

Per questo motivo, quindi, l’azienda vede in noi una generazione curiosa, disposta a mettersi in gioco per non annoiarsi mai, con una predilezione per i contesti informali. Della generazione Z, poi, potrebbe apprezzare l’indipendenza e la determinazione, l’onestà e la chiarezza, la versatilità e il coraggio, l’accuratezza e la perseveranza, la coscienziosità e l’affidabilità, la generosità e la correttezza nelle relazioni.

D’altra parte, però, riteniamo che l’azienda richieda un certo grado di stacanovismo, disciplina e multitasking, ma anche work-life balance. Il lavoro, invece, dovrebbe essere per noi uno strumento per migliorare la nostra employability nonché fonte di soddisfazione.

Se è vero che la generazione Z tiene molto alla propria individualità e all’espressione di sé, è altrettanto vero che è spinta da valori altruistici. Speriamo quindi che l’azienda sia attenta a promuovere la diversità: inclusione e tolleranza sono due atteggiamenti che ispirano particolarmente la generazione Z. Il rispetto di sé e degli altri, la cooperazione e l’intraprendenza, sono altre due coppie di valori che l’azienda dovrebbe voler ricercare nella nostra generazione.

Quali strategie dovrebbe mettere in campo la generazione Z per colpire l’azienda e fare la differenza?

La concorrenza nel mondo del lavoro può essere spietata. Abbiamo provato quindi a immaginare come un potenziale candidato potrebbe presentarsi all’azienda per fare la differenza ed essere scelto. Certamente non esiste il manuale del candidato perfetto. Ogni azienda, infatti, cerca qualcosa di diverso e sta a ciascun candidato adattarsi alle varie situazioni. Tuttavia secondo noi potrebbero esserci delle strategie possibili affinché l’azienda noti il valore della generazione Z.

In primo luogo, le vie tradizionali restano un ottimo modo perché il candidato possa proporsi e farsi conoscere. Inoltrare il proprio CV, scrivere una buona lettera di presentazione e riuscire a ottenere un colloquio conoscitivo restano tre passaggi fondamentali. La cosa davvero importante, però, è che il candidato sia veramente interessato all’ambito, alla mansione e all’azienda in generale. Insomma, la generazione Z dovrebbe mostrare passione e forza di volontà. Sarebbe inoltre consigliato, per colpire un’azienda, presentare qualcosa di proprio: un progetto, un’idea, qualcosa su cui abbiamo lavorato e che crediamo possa interessare l’azienda. Resta fondamentale, comunque, conoscere il più possibile la realtà aziendale e il mercato in cui opera. Guardare il sito web e le pagine social (Facebook, Instragram, LinkedIn) è un buon modo per ricavare informazioni utili.

Ma come fare, però, a essere diverso dagli altri?

Essere proattivi e mettere in luce quel qualcosa in più che può servire a un’azienda, secondo noi, sarebbe un’altra strategia premiante. La generazione Z dovrebbe essere sveglia e saper capire chi ha davanti, per giocarsi al meglio l’opportunità. Inoltre, puntare sulle soft skills ci sembra, ad oggi, una strada sicura. Mostrare di essere creativi, di avere voglia di imparare sempre, di saper lavorare in team sono tutte capacità che oggi fanno la differenza. Anche saper mediare i conflitti, essere autocritici e capaci di un pensiero riflessivo sono qualità che crediamo la generazione Z non debba sottovalutare.

Ovviamente, farsi notare sui social network è sempre più importante. LinkedIn, per esempio, è secondo noi uno strumento utile per condividere i post delle aziende e interagire con gli utenti dell’azienda stessa.

Anche stringere delle collaborazioni con un’azienda di nostro interesse potrebbe essere un’utile strategia per farsi conoscere e, perché no?, magari assumere in futuro. Resta importantissimo, a parer nostro, continuare a fare corsi formativi per ampliare le competenze. Imparare i nuovi linguaggi informatici potrebbe essere vincente, per la generazione Z.

L’ultima strategia da mettere in campo, ma non per questo la meno importante, è secondo noi la sincerità. Di conseguenza, il candidato dovrebbe evitare di sovrastimare le proprie capacità e valorizzare invece quelle che, tra le proprie competenze e abilità, l’azienda per cui si candida ricerca. Da ultimo, il candidato ideale della generazione Z dovrebbe trasmettere positività e voglia di fare. Quasi certamente, infatti, l’azienda apprezzerebbe se evitasse di procedere in un’ottica di esclusive richieste di carattere monetario e contrattuale.

Generazione Z: che cosa si aspetta l'azienda?
Generazione Z: che cosa si aspetta l'azienda?

Quale ruolo dovrebbe ricoprire la generazione Z all’interno dell’azienda?

Come ultima domanda, ci siamo chiesti cosa si aspetta l’azienda in termini di leadership dalla generazione Z. In particolare, quale ruolo vorrebbe ricoprissimo come futuri candidati? Preferirebbe che prendessimo subito il comando o che restassimo defilati? Ovviamente dipende tutto dalle diverse realtà aziendali con cui ci si confronta. Tuttavia, conosciamo diverse realtà che formano nuovi dipendenti per consentire loro un rapido avanzamento di carriera. Arrivano così in breve tempo a ricoprire ruoli importanti all’interno dell’organizzazione, in qualità di team leader o addirittura di manager.

Siccome il leader deve raggiungere degli obiettivi, è fondamentale che sappia mantenere il gruppo unito e senza troppi conflitti. Per fare ciò, il candidato della generazione Z dovrebbe essere propenso a stimolare gli altri, comunicare in maniera adeguata, ascoltare attivamente e, da ultimo, dare una mission e una vision. A queste caratteristiche se ne aggiungono altre: empatia, intelligenza emotiva, conoscenza di sé e motivazione. Il leader, insomma, dovrebbe essere socievole, sicuro di sé e riflessivo.

Secondo noi, oggi l’idea di leadership autoritaria è superata. Sempre più aziende, infatti, adottano forme organizzative basate su relazioni orizzontali. La leadership, quindi, dovrebbe essere partecipata per permettere a tutti, non solo alla generazione Z, di esprimere le proprie idee e proporre suoi progetti. Insomma, di sentirsi una parte importante della realtà aziendale.

Conclusioni

Pur non avendo la certezza che quanto affermato in questo articolo corrisponda effettivamente al pensiero dell’azienda, dalle risposte degli intervistati è emerso un totale accordo. Le interviste, infatti, sono state condotte singolarmente via email: non c’è stato dunque uno scambio di idee tra i partecipanti che abbia potuto influenzare le risposte. Da ciò si può quindi dedurre che, nonostante il campione piuttosto ridotto, tra la generazione Z ci sia coerenza di aspettative verso l’azienda. Tutti, infatti, hanno dato risposte simili.

Pur non avendo alcuna pretesa di scientificità, dunque, la ricerca fa emergere una certa doppiezza nella percezione che l’azienda ha della generazione Z. Secondo il nostro punto di vista, infatti, l’azienda è forse ancora una realtà statica, gerarchica e autoritaria. All’opposto, invece, ricerchiamo realtà dinamiche e flessibili. Spazi in cui condividere idee, dove essere soddisfatti e non frustrati. Il lavoro non è più l’unico strumento di emancipazione e non deve essere una costrizione né un sacrificio. Abbiamo oggi molti altri modi per far sentire la nostra voce, però crediamo ancora nell’importanza del lavoro. E non perché esso sia innegabile fonte primaria di sopravvivenza, ma perché deve essere strumento di inclusione, il vessillo della generazione Z.

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