In che modo la PSICOLOGIA può contribuire alla riduzione degli INFORTUNI sul LAVORO?

Psicologia e infortuni
Infortuni sul Lavoro

Psicologia e infortuni

Le conseguenze degli infortuni

Quando si parla di conseguenze degli infortuni sul lavoro, non si possono considerare solamente le conseguenze fisiche. Le conseguenze psicologiche sono altrettanto importanti e pervasive sulla salute della persona coinvolta.

Tra le conseguenze psicologiche dovute a un cambiamento fisico, si può menzionare la presenza di una sofferenza emotiva, successivamente all’accaduto, che può essere dovuta a una eventuale perdita del senso di utilità per l’uscita dal mondo produttivo, oppure dalla perdita della qualità di vita se si tratta di un infortunio molto grave.

Inoltre, il verificarsi di un cambiamento nella qualità della vita la persona infortunata a confrontarsi, quasi inevitabilmente, con l’immagine di diversamente abile e dover riadattare architettonicamente la propria abitazione. Di conseguenza, la sofferenza emotiva non si limita solamente a caratteristiche direttamente legate all’ambiente lavorativo, ma invadono anche la sfera personale con stati depressivi e problemi di memoria.

Psicologia della Sicurezza

Psicologia della Sicurezza
Psicologia della Sicurezza

Ma in che modo la psicologia può contribuire alla riduzione del numero di infortuni nell’ambiente lavorativo?

La psicologia è la scienza che studia ed interviene sul comportamento degli individui e sui loro  processi mentali e ha come fine proprio la promozione del benessere degli individui, in tutti i loro ambiti di vita.

Chiarito il fine ultimo della psicologia, la Psicologia della Sicurezza si occupa della promozione del benessere dell’individuo nei suoi diversi ambiti di vita. Per cui si parla di sicurezza in ambiente domestico, ospedaliero-sanitario, stradale e lavorativo.

Per andare più nello specifico, la Psicologia della Sicurezza Lavorativa ha come scopo ultimo quello di prevenire gli infortuni, ma soprattutto promuovere il benessere fisico, mentale e sociale nei posti di lavoro.

Un breve excursus storico della Psicologia della Sicurezza

Al fine di comprendere meglio quali possono essere i contributi che la psicologia può dare nel contesto della sicurezza lavorativa, proponiamo un breve percorso storico che parte dalla fine dell’Ottocento fino ai giorni nostri.

La prima fase che vede come protagonista il diciannovesimo secolo, considerava l’infortunio come una fatalità, una sfortuna e come un caso sporadico in mezzo a un processo produttivo inarrestabile. Nelle accezioni più radicali, questo era visto addirittura come destino avverso. Il contesto lavorativo era connotato da mancanza di regole e assenza di procedure di sicurezza, mentre gli interventi attuati conseguentemente a questi “eventi sfortunati” (per usare l’ideologia del tempo), si limitavano al risarcimento danni.

Importanza della Psicologia della Sicurezza

Col proseguire degli anni, però, la situazione si può affermare che è ampiamente cambiata. Oggi ci sono dei veri e propri tentativi di promozione del benessere organizzativo, grazie anche al riconoscimento dell’importanza della Psicologia della Sicurezza in questo ambito molto delicato. Anche il contesto ha subito dei cambiamenti verso il progressivo miglioramento; si parla infatti di normative europee e di criteri di qualità. Infine, gli interventi si sono ampliati, fino a considerare come oggetti di intervento gli aspetti psicologici dei lavoratori oltre che fisici.

L’importanza della Sicurezza dell’individuo sul Benessere Aziendale

Il benessere individuale, inteso sia come psicologico che fisico, è un aspetto interconnesso con il benessere aziendale. In altre parole, l’uno influenza l’altro in un rapporto reciproco.

La Cultura della Sicurezza fa parte della cultura del benessere organizzativo. In questo senso, avere cura del benessere dell’organizzazione, significa anche avere un occhio di riguardo per la sicurezza dei propri lavoratori.

Comportamenti e sicurezza

In che modo atteggiamenti e comportamenti influenzano la sicurezza e la cultura organizzativa?

Se un datore di lavoro pensa che la sicurezza non esiste e che gli infortuni dipendano dal caso, allora la sicurezza sarà un progetto impossibile da mettere a punto. In questo modo, gli atteggiamenti e le credenze vanno a influenzare i comportamenti conseguenti. Pensare che l’infortunio sia frutto del destino porta inevitabilmente a non mettere in pratica alcuna misura di sicurezza, generando un circolo vizioso da cui è poi difficile uscire. Se invece si pensa che la sicurezza sia essenziale nell’ambito lavorativo, allora ci si comporterà in maniera più prudente e con la prudenza non ci si infortuna. Ecco che conseguentemente nasce una consapevolezza dell’importanza della sicurezza sul luogo di lavoro.

La Psicologia del Rischio

La Psicologia del Rischio esamina  quei fattori individuali e di gruppo responsabili della sottovalutazione dei comportamenti rischiosi. La Psicologia del Rischio illustra  quei meccanismi mentali che inducono a compiere azioni rischiose, in diversi ambiti e situazioni della vita quotidiana.

Prima di affrontare come la psicologia del rischio possa essere d’aiuto per accrescere le pratiche di sicurezza, è importante fare una premessa che vuole distinguere il concetto di pericolo da quello di rischio:

Pericolo e Psicologia della Sicurezza

Il pericolo è una condizione obiettiva di possibile danno per l’individuo, ma le persone hanno una visione soggettiva del pericolo, per cui parliamo di rischio, ovvero la visione soggettiva del pericolo, che può non corrispondere alla gravità del pericolo che l’individuo corre. In due parole è il “fattore umano”!

Che cosa permette di distinguere un oggetto o una situazione pericolosa da una rischiosa? È la percezione, che divida la realtà (pericolo) dalla visione soggettiva degli eventi (rischio). Se la percezione del pericolo prevede soggettivamente la presenza di un rischio, l’esito del comportamento sarà sicuramente di Sicurezza. Ma se non si percepisce il rischio dietro a una situazione e si sottovalutano le conseguenze, ecco che molto spesso possono accadere delle conseguenze non desiderabili, come gravi infortuni e danni fisici oltre che psicologici.

Percezione del rischio e atteggiamento positivo

Riassumendo, è importante far nascere nei lavoratori un atteggiamento positivo verso la percezione del rischio, in modo tale da permettere loro di avere dei comportamenti adeguati alla situazione percepita e, conseguentemente, evitare l’infortunio.

La Psicologia del Rischio ci insegna che le rappresentazioni mentali errate della situazione corrispondono a una grave sottovalutazione del rischio.  Questo è dovuto ad atteggiamenti inadeguati dei lavoratori che si trovano ogni giorno davanti a eventi pericolosi e rischiosi. In questo senso, è importante andare ad agire su queste rappresentazioni mentali e correggerle.

Quali sono queste rappresentazioni mentali errate?

Euristiche

Ecco alcuni esempi:

Psicologia della Sicurezza: meccanismi di difesa

Meccanismi di difesa: sono operazioni mentali, in parte non consapevoli, usate per ridurre o eliminare pensieri o emozioni che possono turbare l’equilibrio di una persona.

Le tipologie di meccanismi di difesa sono numerose e di diversa natura. Alcuni di questi in ambito lavorativo sono:

  1. Annullamento: avere paura di salire in alto ma farlo lo stesso, anche senza adottare le misure di sicurezza.
  2. Diniego: una persona ha assistito ad un drammatico infortunio di un collega, ma dice di non avere paura, di stare bene, di non capire perché gli altri si preoccupano per lui ecc.
  3. Formazione reattiva: un lavoratore teme di salire in alto ma si comporta in modo opposto, sproporzionato, esagerato, euforico, non ricorrendo ad alcuna protezione.
  4. Proiezione: considerare la sicurezza sul lavoro un problema altrui e non proprio!
  5. Razionalizzazione: qualunque attività effettivamente pericolosa.

Euristiche

Euristiche: sono operazioni mentali, intese come scorciatoie di pensiero, pre-giudizi, stereotipi, che ci permettono di prendere una decisione velocemente, trascurando però molte informazioni.

Rappresentano una tendenza umana molto comune, per la quale tendiamo a valutare la realtà in modo superficiale, ad esempio per mancanza di tempo, per comodità, per difficoltà a valutare tutte le informazioni del caso ecc.

Influenzano il modo in cui interpretiamo il pericolo e ci portano a sottostimare alcuni pericoli e a sovrastimarne altri, con la conseguenza di commettere comportamenti rischiosi, irrazionali, che possono determinare infortuni.

Alcune tipologie di euristica:

  1. Euristica dell’ottimismo irrealistico: l’individuo adotta comportamenti insicuri poiché si crede invulnerabile al pericolo, oppure meno suscettibile. Oppure, anche se si crede suscettibile al pericolo, ritiene di poter resistere al danno che ne può derivare, o di essere più resistente al danno rispetto ad altre persone. È più forte nei lavoratori con più esperienza. Ma ovviamente non esistono persone invulnerabili!
  2. Euristica della probabilità: si verifica quando il  lavoratore ritiene che non potrà mai subire un infortunio solamente perché non ne ha mai subìto uno in passato.
  3. Euristica della disponibilità: si verifica quando il lavoratore ritiene che non potrà mai subire un infortunio solamente perché non si ricorda che nella azienda in cui lavora ce ne sono stati, oppure perché non ha in mente altri.     
  4. Osservabilità dei danni: gli individui tendono a sottovalutare attività, sostanze pericolose, situazioni che non hanno un effetto immediato e visibile sulla persona.Ad esempio, un lavoratore  può sottovalutare quelle attività che provocano microtraumi che si accumulano nel corso del tempo e causare notevoli danni fisici solo dopo molti anni.
  5. Illusione di controllo: si verifica quando il lavoratore agisce in modo insicuro perché pensa di controllare “magicamente” gli eventi attorno a sé.
  6. Volontarietà di assunzione: quando decidiamo volontariamente di mettere a rischio la nostra incolumità, percepiamo l’attività meno rischiosa, e viceversa. Si pensi agli sport “senza limiti” o alle corse in auto illegali. Oppure chi fuma, che pensa di poter smettere di fumare in qualsiasi momento.

Talvolta le euristiche possono essere utili però, perché dirigono la nostra attenzione in modo a noi positivo. Infatti, siamo più (giustamente) preoccupati dai rischi su cui siamo maggiormente sensibilizzati rispetto ai rischi di cui ci curiamo meno.

Tenere alta l'attenzione per la psicologia della Sicurezza

L’obiettivo di questa campagna di sensibilizzazione è proprio questo: tenere alta l’attenzione nei confronti dei rischi che si corrono durante l’attività lavorativa.

Fenomeni di gruppo

Fenomeni di gruppo: possono essere definiti come dei comportamenti collettivi che consistono in pressioni di gruppo, più o meno consapevoli, che inducono ad adottare comportamenti insicuri che possono avere come conseguenze degli infortuni. I comportamenti di gruppo sono molto comuni nella vita quotidiana: influenzano profondamente il modo in cui pensiamo ed agiamo.

Un esempio di fenomeno di gruppo è il conformismo pubblico: definito come un comportamento manifesto coerente con una norma del gruppo che in realtà non viene intimamente condivisa. è generalmente il risultato del desiderio dei singoli di non sentirsi esclusi dal gruppo, di non apparire ridicoli, di non avere altra scelta ecc.

Un altro esempio è l’euristica del consenso: se la maggioranza pensa che qualcosa è corretto, allora probabilmente lo è! Il conformismo è tanto più marcato quando c’è anche un leader forte che conduce un gruppo.

Ma il conformismo di gruppo si manifesta nella sua forma peggiore nel pensiero di gruppo: una situazione in cui il bisogno di trovare un accordo prevale sulla qualità dell’accordo stesso. Questo è proprio la caratteristica più rischiosa in un ambiente lavorativo dove la sicurezza e le norme annesse sono di vitale importanza per la salute e delle persone.

Quando il pensiero di gruppo ha una connotazione negativa, il lavoratore (ad esempio il neoassunto) tenderà a rispettare la cultura lavorativa dell’azienda in cui si trova per poter far parte del gruppo e non sentirsi escluso. Se si tratta di una cultura per cui non si rispettano le norme antinfortunistiche e/o le procedure di sicurezza, anch’egli tenderà ad adeguarsi a tale cultura.

Meccanismi percettivi

Meccanismi percettivi: Più comune in ambito domestico, può capitare anche in ambito lavorativo, quando il lavoratore affronta magari un’urgenza o un imprevisto, confidando sulla sua esperienza, invece che sulla realtà presente. In altre parole, il lavoratore si fida eccessivamente della sua esperienza con lo spazio abituale in cui si muove e crede di poter prevedere ogni evento e di conseguenza, egli si avventura  in azioni, tentativi, soluzioni che altrimenti non affronterebbe.

Motivazione

Motivazione:  Se le norme del gruppo sono orientate alla sicurezza, il singolo lavoratore si sentirà motivato ad agire in modo sicuro, per farsi rispettare dal gruppo e per non essere escluso.

Una volta che questa norma è stata accettata e interiorizzata dal lavoratore, essa diventa parte della sua cultura personale. In altre parole egli non vivrà più la sensazione di essere obbligato a rispettare le norme, ma diventerà un suo valore motivante personale.

I problemi sorgono se la motivazione viene a mancare e non vengono rispettate le norme di sicurezza.

Cercatori di sensazioni

Cercatori di sensazioni: Il rischio, cioè la percezione soggettiva del pericolo, talvolta fornisce sensazioni piacevoli all’individuo. Si pensi ad esempio ai giocatori d’azzardo o ai corridori automobilistici, che rischiano per il brivido provato. Questo può accadere anche in ambito lavorativo, con persone che mostrano in modo alternativo avvicinamento e allontanamento dal pericolo.

Benché non sia semplice osservare questo fenomeno sul lavoro, è comunque utile sapere che esiste.

Altre condizioni che influenzano la Psicologia della Sicurezza

Altre condizioni: esistono altri casi in cui sorgono delle rappresentazioni errate che possono causare degli infortuni sul luogo di lavoro. Questi sono lo sfoggio di virilità, ovvero quando gli uomini tendono ad assumere comportamenti poco sicuri solo per fare sfoggio della propria virilità, del proprio coraggio, della propria forza.

Oppure questi comportamenti poco sicuri sono messi in atto per sentimenti di rivalsa o di sfida nei confronti dei colleghi o del diretto superiore.

Ancora, esiste la possibilità che il lavoratore non segua la prassi di sicurezza per sfoggiare la sua bravura. Talvolta, infatti, gli uomini tendono ad assumere comportamenti insicuri solo per fare sfoggio della propria abilità professionale.

Un altro caso è rappresentato dalla acquiescenza forzata: a volte le persone tendono a rispettare le norme di sicurezza solo quando pensano di essere osservati dall’autorità.

La compensazione del rischio avviene nel momento in cui vengono introdotte misure di protezione dai rischi. In questo caso può verificarsi paradossalmente un aumento di comportamenti insicuri e di incidenti, a causa di una ridotta percezione del rischio.

Infine, la condizione del superlavoro può generare la situazione in cui il lavoratore crede che evitare le misure di sicurezza può garantirgli di lavorare di più e di guadagnare di più o di finire prima. Ad esempio un autotrasportatore può aumentare la velocità, o guidare più ore di quanto consentito. I rischi sulle strade sono ben noti e sono superiori anche agli infortuni sul luogo di lavoro.

È quindi importante considerare i fattori che possono determinare il modo in cui vengono praticate le misure di sicurezza all’interno di un ambiente lavorativo. Ed è altrettanto essenziale dover sensibilizzare sia i lavoratori, ma anche i datori di lavoro al fine di ridurre il numero di infortuni e garantire un benessere psicologico e fisico di tutti le persone.

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